venerdì 28 agosto 2009

Lavori usuranti

" Il mio senz'altro!"
"E allora il mio che mi alzo tutte le mattine alle 5?"
"E io che sto in mezzo al traffico 10 ore al giorno?"
"Il mio...a prescindere!"
"E allora io che ho a che fare con i bambini??"
"E perchè io con gli anziani?"
"Io so solo che stare a contatto con i clienti è stressante..."
"Io sto per aria"
"Io sto sott'acqua"
...

...
...

Ricapitolando: tutti hanno buoni motivi per considerare la propria attività lavorativa usurante. Non tutti però accettano l'idea che la pensione dovrebbe avere un valore di riconoscimento, una sorta di premio alla carriera (naturalmente conclusa).
Tempo fa da Bruno Vespa (pensionato RAI) parlavano di pensioni due o tre politici (deputati da più legislature quindi pensionati), ed altri personaggi anch'essi in odore di obolo sociale a livello istituzionale. Tutti in perfetta forma fisica: mi sono chiesto di cosa stessero parlando.
Ex-sindacalisti in perfetta forma percepiscono una pensione sociale. Altri boiardi (una volta si diceva di stato, adesso ci sono anche quelli di circoscrizione) ne usufruiscono. Anche loro mantengono una perfetta forma.
Il costo per la collettività di questi emolumenti grandi o piccoli che siano aumenta con l'aumentare della speranza di vita. E' inutile nasconderlo: noi tutti vorremmo campare cent'anni e augurare la stessa cosa a chi ci sta vicino ma se così fosse, il sistema pensionistico scoppierebbe perchè la coperta è corta. E' arcinoto a tutti che per pagare le pensioni occorrono i soldi di chi lavora. Ma chi le pagherà quando, continuando a sottovalutare il fenomeno demografico, arriveremo ad avere di questo passo più pensionati che lavoratori?
Fermo restando che la disciplina della pensione è diventata un privilegio di cui anche esponenti che si considerano fautori del progresso stentano a volersene privare.
Resta da stabilire un equo criterio di usurabilità da lavoro. Non è difficile. Basterebbe considerare le tavole di mortalità. Forse ci accorgeremmo che, nonostante gli schiamazzi dei ragazzini e lo stress che indubitabilmente ne deriva, le maestrine a 80 anni ci arrivano. E invece che gli operai che lavorano l'amianto forse non arrivano a 60. Va bene fare un discorso di categorie ma provando a pensare all'esercizio della pensione non dal suo inizio, ma dalla sua durata più probabile.
Ci sarebbe da dire molto anche sulla discriminante sessuale. Nei paesi latini a forte connotazione cattolica valgono concetti superati. Sostenere che le donne si logorano di più e che quindi hanno diritto ad andare in pensione prima contraddice la realtà dei fatti (le donne vivono in media più degli uomini) oltre ad essere uno dei tanti luoghi comuni di natura sessista. Luogo comune talmente radicato che chiunque lo metta in discussione viene tacciato di “politicamente scorretto” se non addirittura, rovesciando completamente le carte in tavola, di maschilismo. Intanto nei paesi “non teocratici” sono più avanti, l’organizzazione della società è diversa, lo stato aiuta molto di più le donne che lavorano.
Tutto sommato è una questione individuale: il passaggio dovrebbe essere una scelta personale, maschio o femmina non importa.

P.S.:Paradossalmente:
"Io sono pensionato da quando avevo 50 anni e andar via dal lavoro mi è costato in termini umani, da allora mi sento più usurato: quindi quello dei pensionati andati in pensione da giovane deve essere considerata anch’essa un’attività usurante".