giovedì 4 dicembre 2008

In principio...

In principio era il caos. No, in principio era il verbo. Macchè, in principio era il numero. Insomma in principio: perché tutto deve avere un principio…

Su queste dispute ci si arrovella da secoli, da millenni eppure il comune denominatore è lo stesso, cercare testardamente di capire da dove veniamo. Comunque una mappa concettuale con un nodo primordiale di partenza. Ma siamo sicuri che sia così?

In principio era un neurone. Si ma quale? Ci sono circa cento miliardi di neuroni, più o meno lo stesso numero delle stelle della Via Lattea. La loro struttura è reticolare senza né capo né coda. Gli antichi (ma anche quei moderni che dagli antichi prendono ordini) si sono sforzati, invano, di trovare il neurone-motore del nostro cervello. Cartesio arrivò a congetture esilaranti.

Matematici, religiosi, metafisici: c’è un filo che lega tante persone apparentemente così distanti. Questo filo è la lezione appresa sull’approccio cronologico e non concettuale delle conoscenze. In realtà la conoscenza è organizzata esattamente come l’organo deputato al loro apprendimento. Una rete neurale, un grafico di nodi e di link. La memoria, invece, è ancora vista come immagazzinata in precisi indirizzi. Smentiranno ma trovare il baricentro (il principio) di questa rete è il loro gioco preferito. Gioco divertente quanto inutile.

domenica 2 novembre 2008

E se fossi qui con me questa sera

E se fossi qui con me questa sera
Sarei felice e tu lo sai.
Starebbe meglio anche la luna,
ora più piccola che mai.
Farei anche a meno della nostalgia
Che da lontano
Torna a portarmi via
Del nostro amore solo una scia
Che il tempo poi cancellerà…

Con queste parole direttamente dalla voce di Giusy Ferrero si è inaugurato l’anno scolastico. Dove? Nientemeno che al Quirinale! Meglio di così…Un bell’inizio non c’è che dire. A seguire il bravo presentatore chiede lumi sui progetti futuri dell’artista. Al che mi chiedo seduto in una delle file approntate per l’occasione: ma dove cavolo mi trovo? Pensavo di trovarmi all’inaugurazione dell’anno scolastico; invece mi trovavo nel pieno di una vera e propria kermesse televisiva! Tutto è iniziato nel primo pomeriggio, con i doverosi controlli all’entrata del palazzo. Una volta seduti, comincia piano piano a prendere forma l’idea di essere dei semplici figuranti. Un tizio, probabilmente il boss della troupe della tv di stato, detta e scandisce tempi: 3 minuti alla diretta…1 minuto alla diretta…mi raccomando non vi muovete. Neanche per andare al bagno. Paradossale vedere studenti di istituti alberghieri, utilizzati per il servizio d’ordine, invitare insegnanti a non andare al bagno se non in determinati momenti della giornata. Chi di spada ferisce…

Lo spettacolo continua con una inquadratura di una fiammeggiante Ferrari sita in bella mostra nel piazzale antistante il Quirinale…stento a trovare una qualche correlazione con il mondo della scuola. Mi viene in soccorso qualche collega che mi siede vicino: è un simbolo di vittoria. Boh! Presentare un congegno che deve la sua notorietà grazie alla sistematica violazione del codice della strada, seppur in contesto protetto, è molto curioso. Alla luce del fatto che in diverse scuole da parecchi anni si svolgono corsi sulla sicurezza stradale. Con il passare dei minuti si chiarisce l’arcano. In breve: Maranello sponsorizza. E poi ci sono istituti professionali del settore…ignorante che non sono altro!

Via via passano tutti gli ospiti, tutte persone che “ce l’hanno fatta”. Campioni dello sport, attori e cantanti affermati. Magari con qualche impegno futuro prossimo in Rai (E vaiiii!). Anche se a scuola magari erano un po’ lazzaroni, ma va bene lo stesso. Non che questa scuola, così come è fatta, sia in grado di riconoscere ed apprezzare i talenti, anzi. Anche sul primeggiare ci sarebbe da ridire, la scuola non ha proprio lo stesso compito di una competizione canora. Invece “Uno su mille ce la fa” sembra essere il motto.

Intanto, mentre si parla di mafia, le zoomate televisive mandano in estasi le centinaia di bambini, felici di apparire in tv. Immagine emblematica.

Il presidente Napolitano? Sta al gioco e si lascia indossare un cappellino. Ma si vede che è stanco.

…E se fossi qui con me questa sera…

P.S.: la Ministra Enterogelmina? Si è limitata a leggere un dispaccio di agenzia.



sabato 25 ottobre 2008

O' filosofo

Già quaranta anni fa l'inglese C.P. Snow - fisico e romanziere affermava:"Secondo i più chi non ha letto Shakespeare, è un ignorante, invece, chi non sa che cosa sia il secondo principio della termodinamica, è uno che non ha tempo di occuparsi di dettagli tecnici, nè dei trucchetti degli sperimentatori."

Questo triste stato di cose dipende dalla pigrizia umana, fomentata dalla mancanza di esempi, dalla difficoltà per chi vuole imparare a trovare facili occasioni, dalla mancanza di una tradizione di cultura scientifica. In Italia, una parte della responsabilità va accollata alla cultura idealistica crociana. Benedetto Croce affermò perfino che matematica e scienza non accrescono il nostro sapere perchè conducono solo a formare pseudoconcetti e non costituiscono una realtà razionalizzabile, ma solo utile a fini pratici. "Le finzioni delle scienze naturali e matematiche postulano di necessità l'idea di un'idea che non sia finta. La logica, come scienza del conoscere, non può essere nel suo oggetto proprio, scienza di finzioni e di nomi, ma scienza della scienza vera e perciò del concetto filosofico e quindi filosofia della filosofia." - frase roboante, ma priva di significato.

È curioso: il figlio di Giovanni Gentile (l'altro filosofo idealista - quello fascista) era un buon fisico teorico. Una volta il padre presentò Giovanni Gentile jr. a Croce il quale chiese:

"Di che si occupa il giovanotto?"

Il padre rispose: "È fisico teorico."

E Croce commentò: "Ah, un tecnico, dunque. Bene, bene." - dimostrando così di non conoscere nemmeno la differenza fra scienza e tecnica.
(fonte: Roberto Vacca)

lunedì 25 agosto 2008

Matematica: le ragioni degli insuccessi


Di fronte all'ennesima debacle della disciplina che mi onoro di insegnare (matematica) mi chiedo se sia ancora il caso di trovare giustificazione di questi risultati poco esaltanti solo ed esclusivamente nella scarsa preparazione o impegno degli studenti. Motivi esogeni: la cultura dominante è di chiara matrice crociana, la scienza viene confusa con la tecnica (come era solito fare “o’ filosofo”), l’uomo “tecnologico” con la macchina (in questo il geniale Turing ha dato involontariamente una mano…). Infatti l’appellativo più frequente per un bravo studente di discipline scientifiche è di essere “un cervellone” cioè un computer. Insomma, c’è sicuramente un sottofondo pregiudiziale ostile che rende ostica la disciplina della matematica.
Motivi endogeni: credo sia anche utile fare un po’ di sana autocritica. Se andiamo ad analizzare in fondo la questione, ci accorgiamo che lo spiritualismo crociano paradossalmente è prevalso anche sulle discipline scientifiche. O non mi è capitato di osservare atteggiamenti eccessivamente romantici da parte di colleghi che si soffermano su aspetti aneddotici, se non cabalistici, che di razionale hanno ben poco? Parliamoci chiaro: un conto è fare matematica un conto tramandarla. L’impressione personale, dettata da ventennali incontri e confronti, è che, talvolta, negli “arcani” matematici ci si sguazza quasi a considerarsi sacerdoti di un culto. Spiritualismo spinto quindi. Più risultati negativi si ottengono e più, sdegnati, ci si rifugia in un angolo. Prova ne è la scarsa propensione a confrontarsi con le altre materie o, in termini più spicci, a sporcarsi le mani. Si perpetua nell’insegnamento dell’ortodossia e non del metodo, come se i risultati più importanti fossero davvero stati ottenuti solo per pura deduzione. Si sottovalutano quei processi cognitivi, basati appunto su tentativi ed errori, che portano a formulare congetture e possibilmente a respingerle per accettarne di migliori. Succede che si viene valutati, con i risultati che conosciamo, solo sugli aspetti logico-formali. Se l’obiettivo è far prevalere l’ortodossia piuttosto che il metodo allora difficilmente ne usciremo fuori.
Tornando ai problemi legati alla matematica nella scuola, con enorme fatica si cerca di introdurre il “problem solving” nella didattica. Esistono diverse barriere mentali che impediscono a questo metodo di avere successo, una su tutte la formazione di base di gran parte di noi abituata a soluzioni deterministiche, note a priori. Facciamo un esempio: un insegnante di lettere un giorno decide di aprire una discussione su un problema sorto all’interno della classe. Lo può fare tranquillamente perché i suoi interlocutori sanno che non ha la soluzione in tasca. Diverso è il caso dell’insegnante di matematica a cui questo privilegio (cioè: di non possedere certezze) sembra non essere concesso. Non gli è permesso fare tentativi pena la perdita della sua autorevolezza. Per il pensiero superficiale altrui ma anche per forma mentis propria.
Per cercare di sanare il deficit da matematica, l’allora ministro Fioroni decise di intervenire introducendo dei corsi di aggiornamento. Io ne sto frequentando uno ma devo essere sincero, di aggiornamento ce n’è poco. Di interdisciplinarietà nemmeno l’ombra. Cambiano gli effetti speciali ma gratta gratta è la stessa matematica che viene insegnata da cento e passa anni. Quando si fanno i raffronti con gli altri paesi è da qui che dovremmo cominciare a discutere. Altrove gli insegnanti introducono gli allievi ai giochi di economia familiare, a gestire e decidere in situazioni di incertezza. Da noi questa è considerata matematica sporca. Continua a prevalere la purezza delle forme.
Lo slogan di qualche tempo fa “La matematica per il cittadino” era nobile solo nelle intenzioni. In pratica funzionava così, arrivava qualcuno che diceva: “Cittadini, madame et messier, oggi vi presento la matematica come non vi è mai stata presentata”. A differenza di prima cambiavano i toni: ma la sostanza rimaneva la stessa.
P.S.: quest’anno a scuola sperimenterò la mia personale idea della “matematica per il cittadino”.

domenica 3 agosto 2008

Ep -Aleatoria (1993)

Dello stesso periodo di Jinglebad è Aleatoria (ad onor del vero lo precede di qualche giorno). Senz’altro più accessibile, rimane comunque un lavoro “acido” in cui è preminente la ricerca di sonorità poco convenzionali, talvolta forse in maniera pretenziosa. Si alternano pezzi strumentali e pezzi cantati (in inglese) in un continuo alternato a dissolvenze che si risolvono in pause più o meno lunghe. Se non fosse per la qualità del suono, all’epoca ancora abbastanza grezza (avevo pur sempre un 4 piste!), bisogna riconoscere che questo lavoro risulta ricco di spunti e di materiale abbastanza eterogeneo. C’è musica sperimentale, pop, frammenti psichedelici , progressive, musica di piazza. Il titolo Aleatoria è un vero e proprio manifesto, preso a prestito dall’Eno pensiero; come a dire che il metodo per tentativi ed errori, patrimonio della ricerca sperimentale, non può rimanere fuori dal campo musicale ed artistico in generale, checchè ne dicano gli addetti ai lavori più all’ortodossia accademica. La copertina è, provocatoriamente, un’immagine prodotta per errore.

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Aleatoria I 1’03
2.
Unhortodossity I 1’58
3. Talk of the town 2’37
4. Aleatoria II 2’38
5. Sepulchre…and other 3’45
6. At morning light 4’54
7. Re-creation 0’51
8. Freedom 3’00
9. Unhortodossity II 1’18
10. Delirious 4’48
11. Two step ahead 1’14
12. Office automation 3’43
13. Booleanspace 4’01
14. The minstrel 4’17
15. Aleatoria 5’30

Tempo totale: 45'37

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, voce.


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domenica 20 luglio 2008

BankItalia ed il sociale

E' vero: cambiare troppo gli insegnanti può disorientare gli studenti. I motivi del turn-over sono diversi e non c'è solo l'avvicinamento. Oltre al precariato (attorno al 15%), a volte possono non esserci le “condizioni ambientali” per rimanere in una scuola. Ci si conosce quasi sempre per caso: anche nelle altre attività ciò può avvenire però mentre in un ufficio il dirigente decide chi scegliere e chi affiancargli, nella scuola questo non avviene. Ognuno con il tempo prova a cercare il proprio habitat ottimale. E i tempi di assestamento sono, giocoforza, più dilatati. E’ in gioco la libertà di scelta di ciascun individuo e non intesa come privilegio. Fermo restando che rimettersi in gioco dovrebbe essere una risorsa. O lo è in certi settori ed in altri no? Ci sono le assegnazioni delle cattedre da parte di alcuni presidi basate non sulla continuità didattica ma sull'anzianità di servizio o su altri opinabili motivi. Oltre alle ultime disposizioni ministeriali sulla composizione delle cattedre di diritto (18 ore sono e 18 devono essere!) per cui, per un gioco di incastri, la continuità didattica passa in secondo piano. Sicuramente questi aspetti non sono stati trascurati dallo studio di Bankitalia. Almeno si spera. Sul sito di BI, però, non c'è traccia di questo studio. Chiedere lumi per posta elettronica per avere accesso al materiale è fatica sprecata. E’ sconcertante l'uso ambiguo che viene fatto del termine scuola, in fase di offerta come istituzione (leggi: statistiche nazionali); in fase di domanda come istituto scolastico (leggi: esigenza dell’utenza). Fermo restando che il turnover degli insegnanti è ingente, è abbastanza curioso che un'istituzione, seppur con finalità pubbliche ma pur sempre dedita al denaro, si occupi di disagio sociale. Forse Bankitalia ha ingaggiato una task-force di sociologi. O forse è l'ennesimo esercizio di meccanica sociale da dare in pasto alla pubblica opinione di cui forse neanche BI è responsabile. Pubblica opinione che legge scuola e intende quello che gli passa per la mente (fannulloni?).Il passaggio dal dato reale alla spiegazione di un fenomeno di disagio dalle cause molto più complesse è davvero azzardato. Eventualmente BI si fosse mossa così in avanti…da che pulpito arriva alla predica! Nel sistema bancario il turnover è una componente fondamentale, le banche lo applicano ai propri dirigenti e funzionari. Ovvio il motivo: evitare posizioni di rendita o di assuefazione. Vai ogni tanto nella tua agenzia e scopri che è cambiato il direttore. Attendiamo impazienti i risultati dello studio sul disagio di un cliente di banca a dover trattare ogni volta con un esperto finanziario diverso.

P.S.: tramite vie traverse sono riuscito ad avere copia della ricerca di mercato della Banca d’Italia. Il lavoro esamina le caratteristiche demografiche degli insegnanti in Italia, i loro comportamenti sul mercato del lavoro e i meccanismi di allocazione tra le varie scuole. La motivazione che ha portato a questa indagine: gli economisti guardano alla scuola attraverso la lente della teoria della produzione. Si parla inoltre di abilità di trasmissione dei contenuti curriculari (via cavo, via satellite?). Insomma un perfetto meccanismo di input-output. Come era prevedibile, per chi conosce gli strumenti di statistica descrittiva, quello che è emerso è da ritenersi una ”tendenza” e non una teoria come si vuol far credere. Si legge: l’apprendimento degli studenti, misurato a livello nazionale, risente negativamente sia del turnover degli insegnanti (e della relativa mancanza della continuità didattica) sia dello scarso attaccamento degl insegnanti alla scuola in cui operano… Questo vuol dire, in termini specialistici, che la correlazione tra rendimento scolastico e mobilità (misurata con l’opportuno indice di Pearson) è negativa. Lo sapevamo già, grazie. Però: la correlazione a volta gioca brutti scherzi soprattutto se si vuole dimostrare un legame di causa-effetto che si dà per certo già dall’inizio. Se due grandezze presentano un coefficiente alto (vicino a 1) o basso (vicino a –1) vuol dire che una è causa dell’altra? Negli anni ’80 la correlazione tra il numero dei malati di Aids e il numero di personal computer era 0,87 (fonte Roberto Vacca). Allora? Ora: da una parte abbiamo i dati sugli insuccessi scolastici (output), dall’altra quelli sulla mobilità degli insegnanti (input) nuda e cruda…Ma guarda che combinazione! Ai ricercatori evidentemente non sono venuti in mente altri tipi di input se non quelli dettati dalla teoria della produzione. Ci sono gli psicologi behavioristi che studiano “i pregiudizi dello sperimentatore”: in pratica un esperimento dovrebbe essere condotto da ricercatori che ignorino quale risultato si desidera ottenere.


P.P.S.: Bankitalia fa svolgere un lavoro di riflessione ad un gruppo di italiani sullo stato della scuola italiana e non trova di meglio che rendere pubblico il lavoro in inglese!

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mercoledì 9 luglio 2008

D'Annunzio, la 626 e il bottino di guerra

Cosa c’entra D’Annunzio con la legge 626 sulla sicurezza? C’entra, c’entra eccome!! Assistete ad un colloquio dell’esame di stato indirizzo tecnico-edile e ve ne accorgerete. Certo, chi insegna lettere in certi contesti è davvero una mosca bianca, trovare appigli con le altre materie è impresa ardua. Non stanno meglio i matematici che, sine nobilitate, se ne stanno nel loro eremo. I due saperi di base come si dice (o come si deve dire?). Mentre ascolto il candidato riassumere in breve la vicenda del fu mattia pascal mi chiedo se davvero da perito edile potrà essergli utile. E perché, un integrale indefinito? Un altro candidato, l’ennesimo, mi parla dei solidi di rotazione. Stanco della solita routine gli chiedo di calcolarmi il volume di una clessidra. Una che? Gli è andata bene, stavo per chiedergli quello di una tazza del cesso uscita fuori dallo scarabocchiare tipico degli esaminatori, in impaziente attesa del proprio turno. Il collega di costruzioni chiede lumi al candidato sulla legge sulla sicurezza negli edifici. Sono in piedi dalla mattina presto e per evitare di crollare definitivamente decido di intervenire…Chi è il responsabile della sicurezza in un istituto scolastico? Il dirigente scolastico, perdiana! Ma è un tentativo inutile, la stanchezza prende il sopravvento. Me ne accorgo e decido di appoggiare la testa fra le dita a copertura del volto in maniera da non dare troppo nell’occhio. In breve è dormiveglia. L’integrale…cosa? La coscienza di Zeno…non ricordo…la 626…la sicurezza sui posti di lavoro, le morti bianche…Me ne frego! Esclamò D’Annunzio sprezzante del pericolo.
E il bottino di guerra? Una forbice, una gomma, uno stick. Quest’anno niente spillatrice.








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domenica 29 giugno 2008

Ep - Jinglebad (1993)

Quando cominciai le prove non avevo alcun brano in scaletta, solo l’idea di creare un continuum strumentale, qualcosa che andasse oltre le solita forma canzone. Formula già sperimentata nell'altro lavoro dello stesso periodo, Aleatoria , o anche con gli stessi ensema ma mai portata avanti fino alle estreme conseguenze. L’approccio con l’apparecchiatura di registrazione fu completamente diverso dal solito: giorno dopo giorno inserivo nuove linee-base su cui aggiungere successivi strati. La scaletta era dunque segnata non avendo all'epoca la possibilità di montare i brani come oggi tramite pc: l’unica cosa che avrei potuto fare era scegliere la parte A e la parte B dell’allora cassetta. Dallo yamahino presi tutto quello che era possibile prendere: effetti, ottave impossibili e quant’altro. Anche l’utilizzo di nastri al contrario, fino a quel momento sporadico, fu massiccio. Alcuni effetti poi erano davvero rocamboleschi: il volo di gabbiani era ottenuto premendo a scatti il tasto forward di un registratore mono con cassetta incorporata. Fa capolino anche il rumore di una stampante ad aghi, mentre una bacinella servì da percussione. L'acqua sgorgava direttamente dal rubinetto. Il titolo “Jinglebad”, storpiatura di jingle-bell è foriero di presagi diversi da quelli natalizi: una serie di motivetti pubblicitari adatti al cattivo consumo. I titoli quasi tutti onomatopeici. La copertina semplice e austera.
In assoluto il primo lavoro completamente sperimentale: il mio personale “The end of an ear”.

Lista dei brani

1. Reinassance 3'01
2. Kozmik 2'20
3. Dropping 2'16
4. Charloe 1'27
5. Gallery 1'28
6. Millipede 0'44
7. Sputnik 3'53
8. Iceland 4'56
9. Gangroad 2'35
10.Hot luna 2'40
11. Devil marriage 2'03
12. Waterslide 3'45

Tempo totale: 31.08

Ep: yamaha ds55, tapes, chitarra elettrica.

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venerdì 13 giugno 2008

Il mondo è fuzzy

Quanti di voi sono maschi? Alzino le mani. I maschi stiano con la mano alzata e le femmine la tengano giù. Le mani si alzano nitidamente e voi siete divisi chiaramente in maschi e non-maschi. Quanti di voi sono donne? Alzino le mani. Si ha il contrario e anche stavolta siete chiaramente divisi in femmine e non-femmine.
Una domanda più difficile: quanti di voi sono soddisfatti del lavoro che fanno? Le braccia si alzano e si abbassano per finire col fermarsi con la maggior parte dei gomiti piegati. Pochi sicuri di sé la sollevano ben dritta in alto o non la alzano affatto. La maggior parte di voi sceglie una via di mezzo. Tutto ciò definisce un insieme vago di felicemente impiegati. Facciamo la domanda opposta: Quanti di voi non sono soddisfatti del lavoro? Molte delle stesse mani si sollevano ancora una volta a metà. Questo definisce un nuovo insieme quello degli infelicemente impiegati, anch’esso vago che è la negazione del precedente. La maggior parte della gente è al tempo stesso soddisfatta e non soddisfatta del proprio lavoro. Quindi sta nell’uno e nell’altro insieme contrariamente ai principi della logica aristotelica. La natura del concetto fuzzy è proprio questa: le cose fuzzy hanno confini vaghi con i loro opposti.

Gran parte della scienza e della cultura muove dall’assunto di un mondo stabile di cose assolutamente bianche o nere. La fede in questo presupposto bivalente, in Occidente risale almeno agli antichi greci. Platone riempì il mondo di forme pure (l’iperuranio) e Aristotele stese quelle che riteneva essere le leggi della logica, leggi che scienziati, filosofi e matematici impiegano tuttora per descrivere un universo che in realtà è “grigio”. All’inizio del secolo scorso i fondamenti della logica aristotelica sono stati messi in discussione da una serie di paradossi. Bertrand Russell scoprì il paradosso del mentitore di Creta: un cretese afferma che tutti i cretesi mentono. Egli mente? Heisenberg dimostrò ai fisici che non tutti gli enunciati della fisica sono necessariamente o veri o falsi.
In molti hanno cercato di tappare i buchi, imbellettando questi fondamenti vincolati alla dicotomia bianco-nero per sbarazzarsi dei paradossi del chiaroscuro. La logica tradizionale rimane un ottimo strumento per "circuiti di mille valvole", ma non corrisponde al mondo che presuppone di descrivere. I due mondi sono diversi: uno artificiale, l’altro reale, uno ordinato l’altro confuso, sfumato. Fuzzy.








giovedì 29 maggio 2008

Ep - Clandestine (1992)

Di ritorno da un mitico viaggio in terra scozzese alla fine dell’estate ‘91 avevo con me qualche istantanea che ritraeva lande deserte e desolate del profondo nord. Una di queste mi colpì molto: una spiaggia dalla sabbia bianchissima. Chiunque potrebbe confonderla con l’immagine di un luogo tropicale. E invece no! Solo all’inizio dell’estate dell’anno successivo (giugno) presi a pretesto questa foto per intitolare il nuovo lavoro in lingua inglese “Clandestine”. Materiale di circa una decina di anni addietro, forse il più produttivo ed interessante dopo esperimenti più o meno riusciti di folk progressivo dapprima con il duo Why e poi da solista. A distanza di tempo forse il lavoro migliore tra quelli in lingua inglese.

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1.
Make it right (make it all)
2. Caucus race
3. After the sounding
4. New worries
5. Interlude
6. You can’t forget it
7. Keep an eye
8. Sure plan
9. Staging
10. Three little pigs
11. Join the dance
12. A flower of carbon paper
13. Layabout
14. Can’t start doing it right
15. Let’s take shelter

Tempo totale: 66.24

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, voce.


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venerdì 2 maggio 2008

Privacy (secondo i granfratellari)

Fino a qualche ora fa era possibile consultare sul sito dell'Agenzia delle Entrate le dichiarazioni dei redditi di qualsiasi contribuente. Adesso la consultazione è sospesa perchè al vaglio del garante sulla privacy. A farsi promotrice di questa iniziativa è stata un'associazione di consumatori, un'associazione che in teoria dovrebbe stare dalla parte degli onesti cittadini, di coloro che non hanno nulla da nascondere. Intende tutelare la privacy. Ma di chi? Di chi per l'appunto non ha nulla da nascondere o di chi va in giro con i fuoristrada a reddito pressochè zero?

Le statistiche dicono che più di un sequestrato non era noto al fisco segno che i criminali sapevano come e dove agire potendo contare su sistemi di accertamento più efficienti di quelli dell'amministrazione finanziaria. Se ha funzionato fino ad ora non avrà nuova linfa dalla pubblicazione di questi tabulati. Non credo, inoltre, si scateni la caccia al più indifeso, seppur più ricco. Tutte queste osservazioni sembrano basarsi su un principio di morbosità: innato, secondo la nostra bella tradizione, nei cosiddetti sudditi.

Contrariamente a quanto fatto subito trapelare, nel nostro sistema è previsto che l'amministrazione finanziaria predisponga la pubblicazione di quegli elenchi, depositandoli sia presso la stessa amministrazione sia presso i comuni interessati. Come ricorda il Garante i dati "sono liberamente consultabili anche con la possibilità di salvarne una copia con funzione di trasferimento di file" dunque adoperando pure la tecnologia elettronica. Anche la legge sui dati personali del 1997 attribuisce ai dati a contenuto economico, come quelli sul reddito, una tutela attenuata per ragioni legate alla trasparenza del mercato e alla finalità di rendere possibile un controllo più diffuso sulle dichiarazioni dei contribuenti nella prospettiva di una effettiva eguaglianza fiscale. L'unico aspetto formale che non è stato seguito riguarda la mancata consultazione del Garante per questa iniziativa malgrado la legge preveda il suo parere come obbligatorio seppur non vincolante. La sostanza è che, comunque, fino a ieri esistevano pochissimi che avevano la possibilità di accedere a questi dati. A proprio uso e consumo. I giornali, ad esempio, che riportano ogni anno l'elenco dei paperoni. O certe aziende per le loro analisi di mercato. A loro è concesso questo privilegio. Ai cittadini qualunque non è dato sapere. Ora che ci siano dei curiosoni e invidiosi e fuori di dubbio; ma al di là di questo aspetto c'è una cosa rilevante che non è stata sottolineata. La possibilità, con questa banca dati, che cittadini singoli o gruppi di cittadini possano svolgere, senza demandare ad altri, analisi di settore molto spesso trascurate dalle amministrazioni ufficiali.
Questo è un esempio di trasparenza e lo stiamo trasformando in un clone mal riuscito del grande fratello (invidie, gossip, morbosità, cognismo-erbismo, ecc...)

P.S.: Mi dispiace Beppe Grillo ma, proprio tu che parli di democrazia diretta, stavolta hai toppato alla grande!!








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sabato 19 aprile 2008

Ep - Dei e cicisbei (2002)

Il titolo è abbastanza emblematico: dei e cicisbei, uomini e caporali. In copertina un gruppo di partecipanti ad una gara di pattini a rotelle in attesa del via. Quale metafora migliore per rappresentare la selezione naturale! Rispetto al precedente cronologico di Bazar gli arrangiamenti risultano più raffinati e i testi più intimistici. La voce si è affinata perdendo pian piano la timbrica nasale degli anni ’90. I brani, pur mantenendo una struttura tipicamente pop, sono abbastanza dilatati; se si eccettua l’ultima traccia sono tutti sopra i 5 minuti. L’uso del sequencer, accennato in altri lavori precedenti, qui è più massiccio a partire dall’apertura fortemente strategica di “Comitive”. L’uso dei pattern ritmici è più vario, anche se a volte ingombrante. Non mancano citazioni steely-dan (“Se ti va bene così”), elementi di satira sociale (“L’uomo che non arrossisce mai”), delicate dediche (“L’amica più sincera”, “Certi ricordi”, “Libera”), ed il solito tormentone sull’incomunicabilità (“Accordo perfetto” la più steelydan delle canzoni e “Sincera solitudine”). A “Cosa mi regalo” assegno il compito di raccontarmi un po’.

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Comitive 5'08
2. L’amica più sincera 5’15
3. L’uomo che non arrossisce mai 5’52
4. Se ti va bene così 5’01
5. Accordo perfetto 5’52
6. Sincera solitudine 5’26
7. Certi ricordi 5’41
8. Cosa mi regalo 5’15
9. Libera 3’50

Tempo totale: 47’20

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, seq-303, powertrack, voce.

link:
part 1
part 2






mercoledì 2 aprile 2008

Ensema - Fiori e fattume (1990)

“Sono fattissimo, sono le due e mezza e tra quattro ore mi devo svegliare per andare a lavorare…”. Questa è senz’altro rimasta la più celebre strofa della discografia ensema. Per raccontare questo lavoro stavolta mi affido alle riflessioni fatte dai tre a distanza di una decina di anni dalla realizzazione del lavoro uscito all’epoca in cassetta. Cover by Zè.

Ep: Fiori e fattume fu caratterizzato da un progresso tecnologico all’interno del gruppo: innanzitutto avevamo un 4 piste serio, inoltre per le basi ritmiche utilizzavamo la Dr-550. E poi Zè aveva finalmente una sua tastiera (analogica). Per il resto ero ancora l’unico ad avere la patente.

: I can stay where I am fu la prima song scritta per Fiori e fattume. Nasce da un giro di basso di Ep che però la prima volta fu suonato dal sequencer della allora mia nuova (e prima) tastiera (un sintetizzatore Roland jx 3p comperato usato dallo zio di un mio caro amico). Grazie a questo espediente, durante le prove dal vivo, suonammo contemporaneamente in presa diretta come una band al completo. L’esperimento, seppur non negativo, non fu più ripetuto.

Ep: Agli esordi era l’inglese a prevalere; del resto era Minna che faceva i testi ed era lui a scegliere. Traeva spunto da tutti i viaggi che faceva: se era stato in Francia usciva fuori sicuramente un testo in francese, se era stato in Danimarca un testo in danese (o almeno qualche strofa). Non mi risulta che sia stato in Cina.

: la cover di Fiori e Fattume è piena di citazioni che ovviamente non svelerò. La figura femminile ritratta in copertina è, come in Bivio Filogenetico (primo lavoro degli ensema n.d.r.) Eco, la musa ispiratrice degli Ensema.

Minna: La prima volta che abbiamo registrato Fattissimo erano davvero le 02.30 del mattino, ed effettivamente dopo 4 ore dovevo svegliarmi per andare a lavorare.

: Fattissimo: la song fu composta in un orario che poteva variare dalle 2.30 alle 4.00 della mattina quando ormai sembrava che gli spunti creativi della serata fossero esauriti. Poco prima di iniziare a sistemare gli strumenti per tornare a casa, trovai degli accordi di organo particolarmente interessanti ed una base melodica che mi sembrò subito molto suggestiva e, per certi versi, struggente. Ep azionò la batteria elettronica su di un ritmo ipnotico ed incalzante. Minna colse l’attimo ed iniziò subito a cantare, creando lì per lì un testo quasi onirico la cui melodia si sovrapponeva alla base d’organo e batteria A quel punto Ep, sebbene fosse quasi sul punto di addormentarsi, con uno sforzo estremo, ricamò con la chitarra un paio di arpeggi e fu così che alle 4 di mattina Fattissimo venne completata nella sua versione definitiva.

Minna: Only monsters è il pezzi più brutto del disco, ha un rif paranoideo. I carry off your clothes era un rock pieno d’energia.

: ho sempre pensato che I carry off your clothes, con qualche aggiustatina, sia un potenziale hit. La sua base ritmica, estremamente compatta ed incalzante, mi ricorda certa musica elettronica (caratterizzata da un ampio uso di campionatori) che ebbe buoni riscontri commerciali alla fine degli anni ’80.

Zè:Quando fu composta Squallida follia la bollai subito come “squallidamente commerciale”. Però, devo ammettere che questa song è sempre risultata particolarmente apprezzata, specie nelle due esibizioni live. Probabilmente dipende dalla sua vena ironica e marcatamente caricaturale nei confronti di certa musica italiana.

Minna: Non posso dichiarare via internet quanto sia autobiografica Squallida follia!

Ep: La batteria di Split the circle fu una composizione estemporanea di Minna durante le prove a Ostia. Non so per quale motivo, ma la Dr di Zè capitò nelle sue mani e da lì nacque il pattern caotico.

Zè: Quality è sicuramente il pezzo più tirato. Mi sembra quasi superfluo far presente che quando lo provammo bussarono alla porta un paio di vicini intimandoci di farla finita. Benché come detto il pezzo sia particolarmente aggressivo, le prove avvenivano collegando tutti gli strumenti direttamente al quattro piste di Ep e sentendo poi il ritorno in cuffia. All’esterno, quindi, si poteva apprezzare solo il Minna che cantava (oltre al piede “ritmico” di Ep che scandiva il tempo). Evidentemente, alle tre di mattina, questo bastava ed avanzava.

Minna: Quality era la canzone preferita di Charlotte Illemann

Ep: Quality nacque come canzoni heavy. Ma né Minna nè io abbiamo mai avuto una voce adatta a quel genere di musica.

A margine: A proposito di “quality”: il suono non è granchè nonostante qualche ritoccatina. Riascoltando a distanza di tempo i diversi brani, avrei sicuramente eliminato diversi coretti e assoli di me medesimo. Ed in certi casi ci sono riuscito! Nel complesso, comunque, si prova abbastanza tenerezza…

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da ensema:

1. I can stay where I am 3’22
2. Fattissimo 4’43
3. Pitipulla’s jewel case 4’23
4. Only monsters 4’29
5. I carry off your clothes 6’00
6. Squallida follia 3’43
7.
Split the circle 4’15
8.
Quality 3’43
9. Elle sait 4’31

Tempo totale: 39’09

Ep: chitarre, basso, pattern ritmici, voce.

Zè: tastiere, pattern ritmici.

Minna: voce.






martedì 25 marzo 2008

E ce scrivi da Harvard?

E poi dicono che i migliori cervelli fuggono dall’Italia. Mica tutti però. Tale Valentino Tosatti ha scritto una lettera, pubblicata su Repubblica, in cui dopo essersi modestamente tolto l’abito di cattedratico di nonsocosa, da semplice cittadino esprime il suo sdegno nei confronti del mito (così lui lo chiama virgolettandolo) delle cosiddette energie rinnovabili. Deturpanti, a suo dire, del valore paesaggistico ed ambientale del nostro paese. Del resto, sostiene il Tosatti, la Corte Costituzionale ha ribadito l’assoluta priorità di questi valori su quelli economici e industriali. Insomma: queste pale per l’eolico sono uno scempio al paesaggio, il nostro che è uno dei più belli del mondo (come il campionato di calcio ecc…)! Già perché per lui, le fonti rinnovabili, le energie alternative sono semplici attività commerciali. E poi, postilla: il nostro Belpaese vive di turismo, per diamine…Ma perché, egregio luminare, il turismo è un’attività filantropica? A ben intendere alla fin fine è sempre la moneta che comanda.
Il nostro, diciamolo una volta per tutte, è il più bel paese del mondo intiero. Per questo motivo ci siamo dati delle regole architettoniche che volenti o nolenti bisogna rispettare. Serrande e vetri uniformi… Mentre il degrado etico sembra non avere più fondo. Siamo schiavi del petrolio e non solo ma chissenefrega. Finchè c’è il paesaggio che regge...Necrofili!






venerdì 21 marzo 2008

Multiple intelligenze

Anche quest’anno il mio nuovo Cd esce in concomitanza con un periodo festivo. Se l’anno scorso i “mondi possibili” fecero la loro apparizione durante le feste natalizie, quest’anno le “multiple intelligenze” escono durante il periodo pasquale. Tutto non calcolato. Il titolo del lavoro prende spunto da una teoria, quella appunto delle intelligenze multiple, elaborata da Gardner, psicologo americano secondo il quale la teoria classica dell'intelligenza, basata sul presupposto che esista un fattore unitario, misurabile tramite il QI, è errata.
L’album consta di 13 brani e dura parecchio quasi 70 minuti. Quindi occorre armarsi di santa pazienza o, volendo, si può andare a piccole dosi. Non si parla solo di teorie naturalmente. Si canta ancor meno delle precedenti produzioni. I testi, come al solito, lasceranno un po’ perplessi gli ascoltatori; stavolta mi sento di dover ringraziare un bel po’ di persone per gli spunti che involontariamente mi hanno regalato e che sono presenti in alcune canzoni. I loro nomi (o meglio nickname): Streghetta, Rossama, Maurizio, Rox, Trebisonda, Zè, Minna e tanti altri.

MULTIPLE INTELLIGENZE (2008)

Lista dei brani:

1.Mailguglcam 3’14
2.Coincidenze 4’13
3.Reazioni incontrollate come fosse un animale 4’55
4.Mezze stagioni 4’30
5.Terra bruciata 4’30
6.Vessastressa 5’13
7.In D 1’54
8.Eppur si muove 6’52
9.Testo o ipertesto? 5’22
10.Spontaneo spontaneo 5’52
11.Lo stradario 5’16
12.Coincidenze…2 sono troppe! 5’21
13.Multiple intelligenze 11’31

p.s.: L’ultimo brano è formato da 7 movimenti (come le intelligenze di Gardner che nel frattempo ne ha individuate altre 2). Uno di questi movimenti è un dimostrazione di "grammelot musicale" eseguita al piano (contrappunti basati su sequenze casuali di note).

Chi vuole può avere una copia in omaggio del Cd. Può lasciare qui un messaggio oppure scrivere a henrycow@alice.it

Su http://www.myspace.com/eppyeppy è ancora possibile ascoltare alcuni brani.







sabato 15 marzo 2008

Dulled mind (1991)

All’inizio degli anni ’90, preso possesso di un impianto più professionale, cominciai a rivisitare canzoni scritte una decina di anni prima (quando l’unico strumento a disposizione era la sei corde) le cui uniche tracce erano rimaste su nastri molto ma molto amatoriali. Erano tutte scritte in inglese (anche all’epoca continuavo a scrivere in inglese e così fino al ’96 quando ci fu la svolta verso la linguamadre). Un inglese scolastico, a volte legato al pensiero in italiano che si voleva esprimere; insomma, poche figure retoriche tratte dal linguaggio anglosassone se non qualche rara eccezione. Ovviamente non mancavano errori di grammatica o qualche strafalcione in fatto di pronuncia. Nel giro di tre anni, produssi parecchio materiale, invogliato più che altro dall’aspettativa di ascoltare finalmente un prodotto compiuto e per lo meno presentabile. Riascoltando a distanza di tempo, mi accorgo di come abbia cambiato il mio modo di comporre. Del periodo rimane una trilogia: qui presento il primo tassello “Dulled mind” (“Mente offuscata”). In copertina è riportato un volto ripreso in maniera amatoriale da una tela di un famoso pittore veneziano. Dissacrante! Però da bene l’idea dell’offuscamento (o forse di più la base ottenuta mediante produzione di calore su materiale cartaceo?).

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Our identity
2. Inacessable crossing
3. Shyness
4. What do
you see now?
5.
Hard to live
6. Dulled mind
7. I’m getting ready
8. Don’t take away dog tax from the commune
9. Call again in a year
10. Dear sun
11. Nobody talked yet

Tempo totale: 48’35

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, voce.

link






venerdì 7 marzo 2008

Pampini...dovete studiare!!!

Parola di Marco Lodoli. A questa illuminatissima conclusione è giunto l’illustre collega, anche lui docente della periferia romana, che ha prospettato questa soluzione di fronte ai pessimi risultati dei nostri ragazzi nelle scuole secondarie. La linea editoriale di Repubblica da qualche anno a questa parte, in tema di scuola, è orientata verso un ritorno ai sani principi pedagogici di una volta, basati sulla distribuzione di premi e di punizioni. Fautore di questa linea è l’ottagenuario Mario Pirani a cui, a mio avviso, il ministro uscente, il Dott. Fioroni, deve qualche royalties per le pecionate che ha inflitto in questi due anni al mondo della scuola. La questione della promozione “sub judicio” è semplicemente ridicola, il sistema dei debiti al confronto fa la sua discreta figura. Quest’ultimo non è stato bene recepito dalla maggior parte degli insegnanti che trattano i debiti scolastici davvero come se fossero delle cambiali. Secondo le direttive per arrivare ad un giudizio definitivo è prevista una riunione straordinaria del consiglio di classe; tra gente impegnata negli esami di stato, altra nei corsi di recupero quando ci si incontra? E le ferie che fanno slittano a settembre? Infatti l’associazione dei presidi si è riunita per ricevere lumi. (Il mio preside, no. E’ troppo impegnato a superare il suo anno di straordinariato).
Dalla collegialità e dalla trasversalità del giudizio finale siamo quindi ritornati al vecchio metodo per compartimenti stagni. Con grande gioia di chi nella propria materia ci si autoidentifica o di chi mal sopporta attività di codocenza.
Anni fa un collega (guarda caso anche lui di lettere) durante un collegio docenti se ne uscì dicendo che una teoria pedagogica aveva stabilito il numero ideale (4 per l'esattezza) di ore pomeridiane da dedicare allo studio. Forse il collega voleva proporci un oracolo, un vaticinio. Dovrebbe sapere che coloro che hanno la pretesa di creare teorie esatte dalle cosiddette scienze sociali sono stati ampiamente sbugiardati. Ma tant è: se non viene dall’alto l’indicazione su come muoversi, molti insegnanti sembrano bambini sperduti. Alla faccia dell’autonomia didattica.
Insomma: basta con queste pedagogie permissive che mettono al centro dell’attenzione il singolo alunno. Percorsi individualizzati? Studiare, dovete studiare! Intelligenze multiple? Rob(b)a anglosassone!…La posta elettronica? Meglio il contatto diretto (parole del Dott. Fioroni).
Se i nostri ragazzi non sono alla pari con gli altri coetanei in Europa naturalmente la colpa non è dei programmi non aggiornati, di tecniche di insegnamento superate e dell’idiosincrasia all’uso del pc di diversi docenti, gli stessi che parlano di “trasmissione delle conoscenze” come se gli studenti fossero macchine riceventi (leggi computer) nel processo di apprendimento. No. La colpa è solo ed esclusivamente di questi lazzaroni, scansafatiche. Pure deliquenti.
Caro Lodoli, capisco che lavorare di pomeriggio porterebbe via del tempo prezioso alla tua attività di scrittore. Però fattene una ragione.






venerdì 29 febbraio 2008

Gruppone - G (1998)

Alzino la mano le comitive che hanno la loro colonna sonora…no no non intendo dire quella fatta da altri ma quella fatta in casa! Va bene, Forza Italia aveva il suo inno, anche l’Ulivo aveva il suo inno…e il Gruppone il suo concept, perché una canzone non bastava. Alla fine dell’estate del 1998, le uniche braccia musicali del gruppone (EP e Bob) decidono di incontrarsi e di buttare giù del materiale. Bob aveva già partecipato ad alcune session degli Ensema il leggendario gruppo underground in cui aveva militato Ep. Nonostante la ventennale amicizia i due non avevano mai avuto occasione di confrontarsi musicalmente se non in sporadiche occasioni conviviali. Da una parte Ep aveva ritenuto conclusa la sua esperienza con gli ensema, dall’altra Bob ambiva a lasciare ai posteri qualcosa su solco. Due polistrumentisti alla ricerca di novità. L’idea base del progetto era davvero quella di raccontare le avventure del gruppone in una forma autoironica e anticelebrativa. Almeno nelle intenzioni i testi avrebbero dovuto seguire quel percorso e così fu. Ogni brano ha un preciso riferimento a persone, a fatti, ad abitudini che nel bene o nel male hanno fatto la storia del gruppone (sic!). Ne esce fuori un lavoro musicalmente abbastanza vario. Gran vena di Ep in fase di produzione, gran vena del Tascam488 che finalmente decide di girare come da istruzioni. C’è un pizzico di progressive, di psychedelia, di jazz-rock e anche di disco anni ’70. Anche folk-pop nei brani di Bob, che si rivela un song-writer dalla vena intimistica, alternando arpeggi di chitarra classica a improvvisazioni di flauto traverso. Il riff finale, nato proprio da una frase di flauto, è una sorta di inno, riporta a “We will rock you”. Citazione non tanto dei Queen quanto dei Beatles di “Hey jude” (nel senso di scippo: infatti anche il riff finale di quel brano è smaccatamente trafugato da “Mr Fantasy” dei Traffic...). La copertina non è un‘ idea originalissima: un mosaico di facce di gente più o meno conosciuta al cui interno sono identificabili diversi eroi grupponiani. Nonostante l’esito incoraggiante, il duo non avrà più modo di ripetersi. Forse proprio per questo motivo (o malgrado questo) “G” assume un’aurea particolare.

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep e Bob:

1. Io ti conosco (Ep) 7’12
2. Giunonica (Bob) 4’19
3. Io mi ritirerei (Bob) 6’01
4. Rischio boys (Ep) 5’45
5. Che facciamo adesso (Ep) 5’51
6. Uomini e donne (Bob) 3’37
7. 21 e 30 (Ep) 6’31
8. Sabato sera (Bob-Ep) 7’34

Tempo totale: 46’52

Ep: yamaha ds55, chitarre, basso, Dr-550, voce.

Bob: chitarra classica, flauto, voce.



link






venerdì 22 febbraio 2008

Ars retorica

Che pena vedere un premio nobel per la fisica soccombere miseramente a colpi di dialettica spiccia! E su argomenti scientifici tra l’altro, perché si parlava di energia. Ad Annozero giorni fa, il prof. Rubbia aveva in mente sicuramente un pensiero complesso ma l’agone in cui era stato invitato non gli permetteva di esporlo dettagliamente. Non aveva il supporto adatto, quel supporto che sicuramente in altre sedi gli avrebbe fatto comodo. Ma non in televisione dove i ritmi e le opportunità sono diverse. In televisione occorre avere il dono della sintesi, non importa se sfacciatamente fallace. E’ stato un gioco da ragazzi per i suoi interlocutori avere la meglio. Il professore si sforzava di elaborare un concetto che, per forza di cose, ha diverse sfaccettature; politici e giornalisti lo incalzavano sulle soluzioni a breve termine, quelle che, per intenderci, la gente a casa blablablà. Mentre uno si sforzava inutilmente di proporre un ventaglio di scenari per il futuro gli altri, campioni del sentito dire, si assestavano comodamente sul pensiero dominante, spacciandolo per utile, da bravi acusmatici avvezzi al potere. Ad un certo punto si è avuta l’impressione che dessero loro lezioni di energia al premio nobel. Il professore era in debito di ossigeno, indeciso su quale percorso della rete esplicativa seguire. Con la sola parola, la scienza è destinata al naufragio, il pensiero scientifico è un reticolo di conoscenze e non è sintetizzabile in un percorso dialettico tipicamente sequenziale. Ma si sa che la retorica è considerata un’arte. Prestidigitatoria.






sabato 16 febbraio 2008

EP - Brevi tragitti (1998)

Ci vuole molta immaginazione per concepire un album-concept sulla settimana enigmistica!! Questo è “Brevi Tragitti” che già dal titolo prende spunto dalla nota pubblicazione. Tutti i titoli delle canzoni altro non sono che rubriche fisse del settimanale più letto. I testi sono a volte didascalici come in “Il confronto”, in “Forse che sì, forse che no” o in “La pista cifrata”; con toni autoreferenziali come in “L’enigma centrale” e in “Il bersaglio” (quest’ultima avrebbe dovuto chiamarsi inizialmente “L’ultima parola” ma per rispetto al progetto l’idea fu accantonata); anche passionali (“Susy”). A volte dei veri e propri frammenti tratti da chissà quale numero che partoriscono l’effetto di filastrocche demenziali su un tappetto musicale abbastanza orecchiabile. Definizioni di cruciverba, curiosità, risoluzioni di sciarade e quant’altro. Emblematico l’ultimo brano “La soluzione” (non a caso le soluzioni del numero precedente sono in ultima pagina): una serie di zeppe, anagrammi e doppi sensi. “Spigolatura” è a tutti gli effetti il testo quasi integrale di una spigolatura…Roba da matti! Il taglia e cuci di burroughsiana memoria da una rivista settimanale. Non sarà questo l’ultimo utilizzo della tecnica: anzi verrà estesa con il tempo anche alla musica grazie alle tecnologie digitali. Al di là dei propositi l’album si mantiene su uno standard pop, a volte dignitoso a volte troppo zuccherino, senza né alti né bassi (da segnalare, comunque, ”Frammenti” autentico nonsenserock).

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. La pagine della sfinge 4’34
2. Spigolature 4’34
3. Quale delle tre? 4’41
4. Il confronto 4’12
5. L’enigma centrale 4’42
6. Forse che sì, forse che no 4’44
7. La massima 3’46
8. Frammenti 3’59
9. Susy 4’40
10. La pista cifrata 2’10
11. Il bersaglio 5’22
12. La soluzione 4’59

Tempo totale: 52’23

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, voce.

Link (testi delle canzoni compresi all'interno):


link 1



link 2







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sabato 9 febbraio 2008

Rotatoria vs semaforo
In un incrocio regolato da un semaforo un automobilista ha 32 possibilità di intersecazione con altri veicoli. Se tira dritto può sbattere con un auto che svolta, se gira a sinistra può fare un frontale con l'auto che arriva dalla direzione opposta. Queste possibilità si chiamano "punti di conflitto". In una rotatoria i punti di conflitto sono solo 8 e nessuno di questi prevede uno scontro frontale. Facendo i conti la rotatoria risulta essere almeno 4 volte più sicura del semaforo. Altro vantaggio è senz'altro la riduzione dei tempi di attesa con eliminazione totale dei tempi morti: una decina di secondi contro i 40-60 di un semaforo con conseguente diminuzione delle emissioni dei veicoli fino al 75% di meno di sostanze inquinanti.
Aggiungiamo anche il vantaggio non indifferente dato dal fatto che una guida a velocità più costante e meno soggetta ad interruzioni aiuta a far funzionare il cervello in maniera meno stressante.
Naturalmente le rotatorie presentano degli aspetti negativi che rendono, in certi casi, assolutamente impensabile il loro utilizzo. Pensiamo innanzitutto al fatto che esse non garantiscono le cosiddette corsie di emergenza per i mezzi di soccorso: ecco quindi che risulterebbe problematico un loro utilizzo nei pressi di ospedali. Anche in presenza di sedi adibite abitualmente a mezzi pubblici gli inconvenienti sarebbero notevoli.
Anche l'attraversamento pedonale basato fino ad ora solo ed esclusivamente sui tempi morti degli automobilisti andrebbe rivisto sotto un'ottica diversa. Si dice che, con le rotatorie, i pedoni sarebbero costretti ad attraversamenti pedonali lontano dalle intersezioni come fossero ancora queste intersezioni, nel nuovo contesto analizzato, il baricentro del problema. Qui sta l'equivoco: del resto generalmente la meta di un pedone difficilmente è un'intersezione di un incrocio bensì una zona limitrofa. Quanti eviterebbero di arrivare in fondo alla strada per attraversare!
Da quasi 25 anni la rotatoria è diffusa in tutta l'Europa occidentale. Prevede l'obbligo di precedenza non convenzionale (a sinistra anziché a destra, ovvero chi si trova all'interno ha la precedenza su chi si deve ancora inserire). L'Italia si è allineata solo recentemente alle normative europee ma a tutto il 2004 ci sono ancora forti discrepanze tra il codice della strada e l'adeguamento segnaletico. In Italia le rotatorie, introdotte dopo il 1995, sono ormai migliaia soprattutto a nord. Cattolica è la prima città italiana senza semafori con 25 rotonde grandi, piccole e anche virtuali come quelle disegnate sull'asfalto di quello che era un incrocio. Il semaforo è il simbolo del traffico arrogante, l'incidente al semaforo avviene sempre tra due persone che pensano di avere ragione. Con la rotatoria il traffico diventa democratico. Si passa tutti uno alla volta con calma. A Cattolica gli affari dei carrozzieri sono diminuiti, le pompe funebri lavorano meno e c'è stata qualche lamentela. Però anche all'ospedale il lavoro si è ridotto e questa è la cosa più importante.