venerdì 2 maggio 2008

Privacy (secondo i granfratellari)

Fino a qualche ora fa era possibile consultare sul sito dell'Agenzia delle Entrate le dichiarazioni dei redditi di qualsiasi contribuente. Adesso la consultazione è sospesa perchè al vaglio del garante sulla privacy. A farsi promotrice di questa iniziativa è stata un'associazione di consumatori, un'associazione che in teoria dovrebbe stare dalla parte degli onesti cittadini, di coloro che non hanno nulla da nascondere. Intende tutelare la privacy. Ma di chi? Di chi per l'appunto non ha nulla da nascondere o di chi va in giro con i fuoristrada a reddito pressochè zero?

Le statistiche dicono che più di un sequestrato non era noto al fisco segno che i criminali sapevano come e dove agire potendo contare su sistemi di accertamento più efficienti di quelli dell'amministrazione finanziaria. Se ha funzionato fino ad ora non avrà nuova linfa dalla pubblicazione di questi tabulati. Non credo, inoltre, si scateni la caccia al più indifeso, seppur più ricco. Tutte queste osservazioni sembrano basarsi su un principio di morbosità: innato, secondo la nostra bella tradizione, nei cosiddetti sudditi.

Contrariamente a quanto fatto subito trapelare, nel nostro sistema è previsto che l'amministrazione finanziaria predisponga la pubblicazione di quegli elenchi, depositandoli sia presso la stessa amministrazione sia presso i comuni interessati. Come ricorda il Garante i dati "sono liberamente consultabili anche con la possibilità di salvarne una copia con funzione di trasferimento di file" dunque adoperando pure la tecnologia elettronica. Anche la legge sui dati personali del 1997 attribuisce ai dati a contenuto economico, come quelli sul reddito, una tutela attenuata per ragioni legate alla trasparenza del mercato e alla finalità di rendere possibile un controllo più diffuso sulle dichiarazioni dei contribuenti nella prospettiva di una effettiva eguaglianza fiscale. L'unico aspetto formale che non è stato seguito riguarda la mancata consultazione del Garante per questa iniziativa malgrado la legge preveda il suo parere come obbligatorio seppur non vincolante. La sostanza è che, comunque, fino a ieri esistevano pochissimi che avevano la possibilità di accedere a questi dati. A proprio uso e consumo. I giornali, ad esempio, che riportano ogni anno l'elenco dei paperoni. O certe aziende per le loro analisi di mercato. A loro è concesso questo privilegio. Ai cittadini qualunque non è dato sapere. Ora che ci siano dei curiosoni e invidiosi e fuori di dubbio; ma al di là di questo aspetto c'è una cosa rilevante che non è stata sottolineata. La possibilità, con questa banca dati, che cittadini singoli o gruppi di cittadini possano svolgere, senza demandare ad altri, analisi di settore molto spesso trascurate dalle amministrazioni ufficiali.
Questo è un esempio di trasparenza e lo stiamo trasformando in un clone mal riuscito del grande fratello (invidie, gossip, morbosità, cognismo-erbismo, ecc...)

P.S.: Mi dispiace Beppe Grillo ma, proprio tu che parli di democrazia diretta, stavolta hai toppato alla grande!!








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