sabato 26 gennaio 2008

Ensema - Per presa visione (1992)
Gli Ensema nascono alla fine degli anni ‘80 con Ep alle chitarre, Zè alle tastiere e Minna alla voce. La loro discografia è abbastanza varia, in bilico tra musica pop e velleità psichedelico-progressive. In “Per presa visione” il gruppo decide di puntare su qualcosa di più ambizioso di una semplice raccolta di canzoni come nei precedenti lavori producendo un grazioso patchwork senza troppe ambizioni. Introduzione dell'album in pompa magna con tastiere a tutto spiano a precedere un trittico di brani senza soluzione di continuità. The old blue's'ediment un ipnotico rock precede la danza di Don’t tell the trip con il basso funky a pompare ed il testo bilingue con traccie autobiografiche del cantante. Dalle ceneri infine sembra infine uscire Paralumi, il brano più estemporaneo dell’album, atmosfere "gong" e testo delirante (paralumi....franchaising... commissioni...i fratelli taviani...esclusi perditempo!). Tastiere in tempi dispari, chitarre scordate, bicchieri, la voce che sembra provenire dall’aldilà, un esperimento dadaista che verrà ripreso solo ogni tanto nei lavori successivi. Window of the 2° floor , divisa in due parti, la prima dalle influenze disco-pop anni ’70 la seconda una filastrocca tra l’ingenuo e il sensuale; mentre Gente è un manifesto pop della società consumistica. Dopo due intermezzi di jingle-music (Contemplazione I e Contemplazione II) si cambia completamente scenario. Alla fine sono proprio i due brani finali a lasciare l’impronta più progressiva all’album. La presenza di guest-star è una caratteristica frequente in diversi lavori. In questo si segnala la presenza di Luca Serrai (ex “Why” con Ep agli albori degli anni ‘80) con limitati interventi vocali e chitarristici. Sua è la voce iniziale di Kent’s party, operetta rock divisa in 4 movimenti: “kent sent me” con la voce e la chitarra di Luca S in primo piano, “virus M” un delizioso trio basso-chitarra-glocken, “kiokolates” in assoluto la canzone dal testo più strambo e intraducibile, “virus M inside” uno strumentale in 5/4 di reminescenza frippiana. Metamorphosis è invece un omaggio del tastierista al progressive sinfonico anch’essa strutturata su diversi movimenti (risveglio, marcia, desert road, ascesa, finale) con il valzer finale dal sapore beffardo. Le parti vocali sono distribuite tra minna ed ep (più quest’ultimo, che si occupa anche dei controcanti) . A parte due brani in italiano, i testi sono in un inglese abbastanza maccheronico (“gramelot” dicono i diretti interessati…), ad eccezione della traccia Kent sent me (inserita in Kent’s party) dove l’inglese è da British Institute. La qualità del suono, pur non eccezionale, è apprezzabile. La voce risente un po’ dell’usura dei nastri come pure i patterns ritmici. Mantenuta intatta la continuità tra le diverse tracce. Nella copertina la vista dall’alto della tangenziale romana altezza nomentana.
Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da ensema:
1. Introducing the… 0’36
2. The old blue ‘s’ ediment 4’05
3. Don’t tell the trip 4’05
4. Paralumi 3’06
5. Window of the 2° floor 6’03
6. Gente 4’17
7. Contemplazione I 1’05
8. Contemplazione II 1’36
9. Kent’s party 7’54
10. Metamorphosis 9’49
Tempo totale: 42’36
Ep: chitarre, basso, pattern ritmici, voce
Zè: tastiere, pattern ritmici
Minna: voce
Luca Serrai: chitarra in 3 e 4, chitarra e voce in 9
Link
ppv







mercoledì 23 gennaio 2008

Monsignor scienziato

Scienziato. Così si è definito Monsignor Fisichella l'altra sera a porta a porta. Ultimamente di ossimori in odore di santità ne sono usciti diversi uno su tutti ateo devoto. Ma questo mancava. Insomma: questo (mon)signore dice che fa ricerca...mi ricorda tanto un personaggio storico famoso per il suo naso, ma non è pinocchio. Bensì' il famigerato Tommaso quello che, indaga qua indaga là, aveva già la sua bella risposta pronta. La strategia è chiara: intervenire nel dibattito riciucciando la filosofia scolastica. (Altro che ora di religione...c'è molta più religione in un programma di filosofia e di storia dell'arte!!).
Per dimostrare il suo amore verso la scienza, monsignore ha tirato fuori i numeri della presenza cattolica nel nostro paese. Non ci vuole una scienza per capire che sono numeri balordi; anche il sottoscritto, battezzato alla nascita contro la sua volontà, rientra nella casistica. Tant è: integralisti si nasce e si muore alla faccia della scienza (statistica).
Questo papa, però, una cosa giusta l'ha fatta ovviando alla scellerata decisione del rettore di invitarlo. Avrebbe potuto comunque partecipare, perchè no. Magari con un vestito meno eccentrico del solito. Visto che è anche un professore universitario forse chissà lo avremmo visto in abiti diversi. Dubitiamo visto che l'invito era rivolto a Ratzinger papa e non a Ratzinger prof. Tutti i devoti (credenti e non credenti) sostengono che la lezione che avrebbe impartito in occasione dell'inaugurazione è una prova di apertura se non addirittura di umiltà. Leggendo quanto pubblicato non è proprio così. Intervenire in un luogo dove il concetto di assoluto è in discussione affermando che la verità assoluta è molto di più del sapere significa dire: belli, è inutile che vi arrovellate alla ricerca della conoscenza, noi abbiamo le risposte. E' una storia già nota. Chissà cosa avrebbero detto e scritto i devoti (credenti e non) se dall'aula fosse uscita una voce di dissenso...Perchè ai devoti sfugge il fatto che pubblicamente un papa non ha mai partecipato a contraddittori. Galileo è solo un pretesto. Su di lui tra l'altro se ne sono lette di tutti i colori in queste giorni. Alla fine è uscito fuori che aveva le idee confuse e che, nonostante i consigli del cardinal Bellarmino, noto scienziato dell'epoca (epoca in cui la teologia era considerata una scienza!!), lui volle fare di testa sua. E quindi bèccate la tortura così impari! Caro Fisichella, da oggi ti chiameremo tutti dottore!
P.s.: Alle superiori Don Rino (questo era il suo nick apostolico) era un docente di religione all'avanguardia. Quasi mai in divisa quasi sempre in jeans, un modo come un altro per superare lo steccato che lo separava dai giovani. Dai quali, ovviamente pretendeva il tu. Eppure ogni inizio anno scolastico la sua domanda era sempre la stessa: chi si ritiene credente chi si ritiene ateo?
Allora è proprio vero che il non-abito fa il monaco!



sabato 19 gennaio 2008

EP - Bazar (2001)

Indietro nel tempo e a zig-zag possibilmente. Correva l’anno 2001 quando Bazar comparve in versione cassetta. Sulla copertina, didascalica del titolo, una serie di insignificanti oggetti messi in relazione tra di loro da un cammino senza capo né coda. Sui “link” riportati passi di alcuni brani (due anni dopo in “Brodo Vegetale” questo sfizio si ripeterà ma in forma leggermente diversa). Le operazioni ebbero inizio il 22 luglio 2001 con la registrazione delle prime basi ritmiche. Furono registrate 20 canzoni per un totale di più di 90 minuti di materiale; nella prima versione furono scelti 14 brani, nella versione attuale sono ridotti a 13 per quasi un’ora di musica. Musica pop! I testi risentono del periodo “tronco”, del mai e del più o dei verbi al singolare per intenderci. La voce comincia ad essere meno nasale e più sussurrata di un tempo, anche se ancora ben lontana dai toni aspri degli ultimi lavori. In bilico tra autobiografico e impersonale, l’ambiguità sembra fatta apposta. Si parte con Roundabout che con il brano degli Yes ha in comune solo il nome. Se c’è qualcosa di “catturato” è il riff di chitarra (leggi: Killing Joice). Un pezzo abbastanza tirato con una sezione ritmica in primo piano. “Non so chi sei” recita l’autore rivolgendosi ad uno strano personaggio della (alta?) società invitandolo a continuare nel suo turbillon. La voglia di evadere emerge in diversi brani: Un altro grande che se ne va ha l’aria di un tributo alla fuga di cervelli, Io svanirò (ma vi giuro che ritornerò) autocompiacenza in versione funky, Tu che sai di più un inno in stile Smushing Pumpkins versione melensa con qualche accenno psichedelico (nastri di chitarre al contrario) , In qualche isola, in qualche piano-bar un rock triste dedicato a chi è scappato dal clichè. Il tema del sfruttamento è presente in Quanti soldi hai, (l’incorruttibilità ovvero la saldezza dei principi) Mondo precario (altro riferimento fortemente autobiografico) e in Nipoti dei nipoti un’invettiva ante-litteram verso le caste. Grameen (ritornello in 7/4) è dedicata a Mohameed Yunus il banchiere dei poveri. Non si sa chi sia il destinatario di Un calcio alla fortuna (l’autore stesso?) mentre Singleton, caratterizzata da accordi semicromatici della tastiera e da un basso in perenne levare, è una canzone spensierata di reminescenze princiane dichiaratamente autobiografica (“mi digito eppy”). L’eco è il nonsense che non poteva mancare con innumerevoli riferimenti musicali didascalici che il titolo sembra invogliare; Ho bisogno di te, invece, sembra proprio una canzone “seria”…

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Roundabout 4'41
2. Un altro grande che se ne va 4’33
3. Quanti soldi hai 4’25
4. Io svanirò 4'53
5. Nipoti dei nipoti 3’45
6. Un calcio alla fortuna 4’15
7. Mondo precario 5’10
8. Singleton 5’13
9. L’eco 4’25
10.Ho bisogno di te 4'39
11.Tu che sai di più 4’11
12. In qualche isola, in qualche piano-bar 3’32
13. Grameen 3’48

Tempo totale: 57’30

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, seq-303, voce.

Link (testi delle canzoni compresi all'interno):


parte 1

parte 2






sabato 12 gennaio 2008

EP - Rogito...ergo sum (2005)

Il 2005 è l'anno del riscatto. Della casa naturalmente. Quindi si dà il via ad una serie notevole di lavori per darle un aspetto diverso. Tutto questo per giustificare il titolo dell’album…Che vuoi che interessi alla gente dei tuoi fatti privati? D’accordo, ma il titolo è solo un pretesto. L’idea nasce in tarda primavera, periodo decisivo per la compravendita. Rogitare non è evento da sottovalutare: in media, una persona contrae più matrimoni che rogiti. Ci sono le eccezioni naturalmente. Poi un giorno strimpellando la mitica Eko del '79 esce fuori un riff abbastanza rudimentale, orecchiabile ma di difficile interpretazione canora…
Le sedute di registrazioni sono state sempre abbastanza brevi causa presenza operai. Però era dal 1996 anno di "Forma, caso e dimensione" che veniva rispettata una scadenza annuale; il 2004 rimane, di fatto, un anno improduttivo! In "Rogito...ergo sum" si parla spesso di dimore, è vero, ma in senso lato e con i connotati positivi e negativi che qualsiasi luogo chiuso si porta dietro. Gelido (da non confondere con l'omonima canzone di A. Britti) è un riferimento ai luoghi di culto. Questo brano nasce durante le sedute di registrazione da una semplice sequenza bassdrum-snare aggiunta ad un reverbero distorto. Trovare titoli alle canzoni è sempre arduo soprattutto se i testi risultano logorroici senza né capo né coda. E’ il caso di Aria refrattaria che ha cambiato titolo durante il tragitto almeno quattro cinque volte. Alibi femminile , il controverso brano che apre il Cd è semplice ed orecchiabile. Già dal titolo si presta ad una interpretazione di parte...in realtà è una canzone sull’incomunicabilità senza la pretesa di essere seria ed è interpretata volutamente in maniera trash. Cantare in prima persona oltre ad essere l'autore materiale dei testi a volte può portare fuori strada. Paradossalmente quando la canzone è impersonale è più facile che se ne condivida il senso; quando si usa la prima persona è più facile che l'autore si sia calato nei panni di un personaggio. Ad ogni buon conto, a scanso di equivoci e di polemiche, ecco inserita subito dopo Sarà sereno, una canzone glamour abbastanza ben riuscita. Come dire: alla fine tutto si risolve! Il brano risente di atmosfere SteelyDan come pure FJ & garanzie (FJ sta per fidejussioni). La base raggae di Si fa quel che si può inviterebbe alla spensieratezza, in realtà il testo nasconde una precisa invettiva che rende il titolo beffardo. La citazione di Bertrand Russell a metà canzone non è casuale, il suo pensiero è un punto di riferimento. Anche in Ruolo mistico si trovano passaggi e significati simili. Chiari i riferimenti alle persone che indossano divise laiche o religiose per sentirsi invincibili e per nascondere la propria debolezza. Nonostante il testo che può risultare un po’ oscuro risulta essere uno dei pezzi più orecchiabili dell’album.
Vento degli anni si basa su una facile cantilena, ripetuta da una linea di basso, abbastanza vicina ad un coro da stadio…nonostante questa presentazione rimane un brano soft. Quello successivo, invece, è un pugno allo stomaco: Falso anestetico è una interminabile cavalcata con inciso da neuro: Ed infine la title-track (Rogito...ergo sum) suddivisa in due parti: il primo è uno strumentale incalzante; nel secondo brano è il riff strumentale di cui parlavo all’inizio a trascinare il pezzo mentre le strofe iniziano ogni volta con la parodia del celebre detto cartesiano. La qual cosa forse non piacerà molto ai puristi.

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Alibi femminile 3'55
2. Sarà sereno 3'19
3. Ruolo mistico 3'45
4. Si fa quel che si può 4'44
5. FJ & garanzie 5'03
6. Gelido 3'32
7. Aria refrattaria 4'33
8. Vento degli anni 5'01
9. Falso anestetico 4'55
10. Rogito...ergo sum! (i) 3'17
11.
Rogito...ergo sum! (ii) 4'29

Tempo totale: 46'33
Tempo medio: 118 b/m.

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso elettrico, Dr-550, voce.




Link:


parte 1

parte 2


Il commento di Gongol (14-03-2005)

Ritorna EP, il nostro steely dan italiano preferito. Diciamo subito però, a scanso di equivoci, che “Rogito …ergo sum!” non è una fastidiosa allergia stagionale bensì un ottimo lavoro.L’atmosfera è quella di un “Night and Day” nostrano, sicuramente più notturno che solare, ma comunque raffinato in ugual misura. La cover, se da un lato dà l’idea di lavori in corso … in serena solitudine, dall’altro rende bene il minimalismo meditativo dell’autore evidentemente colto in un momento di svolta e proiettato alla ricerca di novità.EP, dopo una prima song un po’ nervosa rispetto al resto dei brani (chi sarà mai la destinataria di “Alibi femminile”?) ci introduce in mondo fatto di luci soffuse e ombre rassicuranti tra sonorità ricercate e testi attuali, molto probabilmente autobiografici. “Sarà sereno” è la song che a nostro avviso rappresenta meglio lo spirito dell’album, mentre “Si fa quel che si può” ha quella spensieratezza pop che induce a guardare al futuro con una specie di rassegnato ottimismo molto in sintonia con chi subisce le mode anziché uniformarsi al trend del momento. Una menzione a parte merita “Falso anestetico” forse un po’ troppo rock rispetto al sound complessivo (e con piccoli accenni pseudo-sperimentali) ma sicuramente dall’incedere coinvolgente. Chiude il lavoro “Rogito …ergo sum-ii” orecchiabile e gradevole commiato dell’artista. Il lavoro di produzione è assai curato. I suoni sono ben bilanciati e si evitano con cura alcuni eccessi del passato. Bene l’uso della voce che apprezziamo in particolare nel cantato quasi sussurrato (che a volte ci fa venire in mente le lontane terre canterburiane). Nel complesso notiamo con piacere che l’evoluzione del sound di EP è ben lungi dal fermarsi ed anzi si sta traducendo in uno stile che diviene anno dopo anno sempre più personale e riconoscibile.




sabato 5 gennaio 2008

EP - Indole scalena (2006)

Indole scalena: sembra il titolo di un simpatico motivetto sudamericano da villaggio turistico, le parole del ritornello suonavano più o meno così. In realtà il titolo dell’album nasce dalla title-track. In uno dei vari riff usciti durante il periodo precedente alle sedute di registrazione furono affiancate queste due parole, elogio dell’imperfezione. Il sound è leggermente diverso dal passato, avvertibile in special modo nella sezione ritmica. Nelle note di copertina appare un nuovo strumento, la yamaha psr1500 un vero factotum. L’album si apre con Il sole adesso , un nonsense autoreferenziale costruito su un riff di tre accordi. E’ il brano più breve e adatto come apertura; in realtà è stato anche l’ultimo brano che ha visto la luce in sala di incisione. Un po‘ gigioneggiante ma gradevole. Il brano successivo Democrazia privata, rock&roll in tonalità minore, è un’invettiva neanche troppo velata. Ogni riferimento a persone e fatti non è affatto puramente casuale. Non è difficile capire chi è che “chiede consigli ai massmediologi” o che ama “bighellonare su un velier”. O quale sia il “salotto buono”. L’album alterna momenti di sdegno a momenti di sano cazzeggio. Io e lo zen è uno di questi già dal titolo: avevo pensato allo zenzero ma ho preferito sintetizzare. Il titolo è uscito fuori solo all’ultimo; probabilmente hanno influenzato l’utilizzo di uno strumento etnico (il mishokin) suonato su una pentatonica e il fatto che si parla in prima persona. Ma l’apoteosi del cazzeggio la fornisce il brano successivo dedicato alla parte superiore del frigorifero (sic!). Freezer, nato da un’idea rock, ha assunto in fase di registrazione tinte più soft con venature fusion. Al contrario della precedente canzone qui il titolo ha generato il testo. L’interrogativo che ossessivamente si ripete lascia qualche inquietudine non ancora sopita del tutto. La title-track Indole scalena ha un riff costruito sul classico giro armonico. In discussione il mito della gaussiana, un vero e proprio feticcio per molti ricercatori e cattedrati. Stringi stringi il suo utilizzo serve quasi sempre a spiegare l’inevitabilità di certi eventi. Un’altra modo di esprimere la favola del cosiddetto disegno intelligente. Favola sponsorizzata, generalmente a giustificazione da chi detiene il potere e lo tramanda ai propri discendenti. L'uso distorto della statistica è ripreso anche in Valori attesi la traccia che chiude l’album. Il valore atteso è una aspettativa (dall’inglese Expectation) meglio noto con il nome di media. Anche questa canzone è nata durante le sedute di registrazione ed è basata su due temi musicali, il primo su una linea di basso, il secondo su una serie di accordi. Non è stato facile trovare un testo per il riff, alla fine ampio sfoggio della cultura statistica…la melodia era già in mente e la serie di termini tecnici altro non è che le tante sfaccettature che nasconde un dato medio. O meglio che vengono nascoste, dato che siamo un po’ tutti “schiavi dei valori attesi senza ritenersi offesi”. Il sound dei pattern di batteria è notevolmente cambiato, Pop-shuffle ne è la dimostrazione più evidente (il titolo si rifà proprio ad un disegno ritmico). Il ritmo incalzante ha permesso di trovare le parole in maniera davvero naturale tant’è che qualche strofa è stata sacrificata. Lo schema è semplice: ogni strofa è una piccola storia che ha come protagonista una figura femminile mentre il riff che riprende il titolo è un pretesto. Non è quello che si dice un album politicamente corretto. Nel brano Aladino si dimostra alla grande. Chi è Aladino? E' il maritino cagnolino che, come il genio della lampada, è al permanente servizio delle barbarepalombelle benpensanti, le corneliegracche che all’occorrenza esibiscono i propri figli come gioielli di famiglia. Chiarisco: non è un'attitudine solo femminile quella di piangersi addosso; piuttosto è l’iconografia storica che impone il termine corneliegracche (estendibile a corneligracchi) un neologismo di cui andare fieri…insomma, un pezzo rock la cui gestazione si è rivelata abbastanza complicata. A parte il riff, l'inciso è nato a registrazioni inoltrate mantenendo intatta la struttura ed il pattern ritmico che avrebbe dovuto accompagnare una melodia completamente diversa da quella che si ascolta. In Mille passi indietro, la scorrettezza politica prende definitivamente il sopravvento. La Politica (con la P maiuscola) a cui fa riferimento una frase del testo è quella di Aristotele, il padre della cultura occidentale (o terzista ante-litteram?). Scegliti il vestito è senz’altro la canzone più rarefatta dell’album dove lo scarno accompagnamento si adatta alle liriche. Particolari della gioventù è una riflessione e un monito riferito agli insegnanti e allo stesso tempo, una dedica ai loro datori di lavoro, i giovani. L'unico prezzo strumentale è Diavolo & acquasanta , risultato di una spettacolare operazione di mixaggio, costruita su due temi completamente discordi che si avvicendano tra loro: il primo, un rock veloce basato su un riff di chitarra di ispirazione frippiana; il secondo, uno swing sghembo, definizione abbastanza appropriata per un brano in cui il basso batte 12 ed il piano batte 8 incontrandosi ogni santissimo minimo comune multiplo. Alla fine è il diavolo che ritorna alla carica ed a prevalere, non poteva essere diversamente.



Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Il sole adesso - 3'05
2. Democrazia privata -4'00
3. Io e lo zen - 4'48
4. Frezeer - 3'35
5. Pop-shuffle - 3'47
6. Scegliti il vestito - 4'39
7. Aladino - 4'31
8. Particolari della gioventù - 4'10
9. Indole scalena - 4'19
10. Mille passi indietro - 4'27
11. Diavolo & acquasanta - 5'43
12. Valori attesi - 4'28

Tempo totale: 51'32

Tempo medio: 125 b/m

Ep: yamaha psr1500, chitarra acustica ed elettrica, voci.

Link:

parte 1

parte 2


Il commento di Gongol

La musica è in perfetto “styleppi”, ossia quel misto di gradevoli e delicate melodie che trovano riferimenti colti sia all’estero, in gruppi internazionali di culto (Steely Dan, Blue Nile, XTC …) che in Italia (Tiromancino, Max Gazzè….).
Testi al solito introspettivi e pungenti, con riferimenti sia personali dell’autore (con un garbato gusto all’autoironia) che all’attualità (ma non quella raccontata dai telegiornali di Stato quanto piuttosto quella aggressiva e senza filtri di Blob).
La maggior parte delle tracce sono solari ed immediate, (democrazia privata, freezer, aladino) anche se non mancano pezzi più introversi e complessi (indole scalena, mille passi indietro, diavolo & acquasanta). Si apprezza particolarmente il lavoro di arrangiamento estremamente meticoloso e puntuale.
C’è anche una strizzatina d’occhio agli attuali gusti del mercato italiano soprattutto per quanto concerne l’uso del cantato (io e lo zen).
In definitiva il lavoro scorre piacevolmente lasciandoci avvolti da una gradevole e sognate malinconia (scegliti il vestito), costruita su piccole sensazioni ed immagini sfocate.

Gongol 2006










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