sabato 19 gennaio 2008

EP - Bazar (2001)

Indietro nel tempo e a zig-zag possibilmente. Correva l’anno 2001 quando Bazar comparve in versione cassetta. Sulla copertina, didascalica del titolo, una serie di insignificanti oggetti messi in relazione tra di loro da un cammino senza capo né coda. Sui “link” riportati passi di alcuni brani (due anni dopo in “Brodo Vegetale” questo sfizio si ripeterà ma in forma leggermente diversa). Le operazioni ebbero inizio il 22 luglio 2001 con la registrazione delle prime basi ritmiche. Furono registrate 20 canzoni per un totale di più di 90 minuti di materiale; nella prima versione furono scelti 14 brani, nella versione attuale sono ridotti a 13 per quasi un’ora di musica. Musica pop! I testi risentono del periodo “tronco”, del mai e del più o dei verbi al singolare per intenderci. La voce comincia ad essere meno nasale e più sussurrata di un tempo, anche se ancora ben lontana dai toni aspri degli ultimi lavori. In bilico tra autobiografico e impersonale, l’ambiguità sembra fatta apposta. Si parte con Roundabout che con il brano degli Yes ha in comune solo il nome. Se c’è qualcosa di “catturato” è il riff di chitarra (leggi: Killing Joice). Un pezzo abbastanza tirato con una sezione ritmica in primo piano. “Non so chi sei” recita l’autore rivolgendosi ad uno strano personaggio della (alta?) società invitandolo a continuare nel suo turbillon. La voglia di evadere emerge in diversi brani: Un altro grande che se ne va ha l’aria di un tributo alla fuga di cervelli, Io svanirò (ma vi giuro che ritornerò) autocompiacenza in versione funky, Tu che sai di più un inno in stile Smushing Pumpkins versione melensa con qualche accenno psichedelico (nastri di chitarre al contrario) , In qualche isola, in qualche piano-bar un rock triste dedicato a chi è scappato dal clichè. Il tema del sfruttamento è presente in Quanti soldi hai, (l’incorruttibilità ovvero la saldezza dei principi) Mondo precario (altro riferimento fortemente autobiografico) e in Nipoti dei nipoti un’invettiva ante-litteram verso le caste. Grameen (ritornello in 7/4) è dedicata a Mohameed Yunus il banchiere dei poveri. Non si sa chi sia il destinatario di Un calcio alla fortuna (l’autore stesso?) mentre Singleton, caratterizzata da accordi semicromatici della tastiera e da un basso in perenne levare, è una canzone spensierata di reminescenze princiane dichiaratamente autobiografica (“mi digito eppy”). L’eco è il nonsense che non poteva mancare con innumerevoli riferimenti musicali didascalici che il titolo sembra invogliare; Ho bisogno di te, invece, sembra proprio una canzone “seria”…

Canzoni scritte, arrangiate e prodotte da Ep:

1. Roundabout 4'41
2. Un altro grande che se ne va 4’33
3. Quanti soldi hai 4’25
4. Io svanirò 4'53
5. Nipoti dei nipoti 3’45
6. Un calcio alla fortuna 4’15
7. Mondo precario 5’10
8. Singleton 5’13
9. L’eco 4’25
10.Ho bisogno di te 4'39
11.Tu che sai di più 4’11
12. In qualche isola, in qualche piano-bar 3’32
13. Grameen 3’48

Tempo totale: 57’30

Ep: yamaha ds55, chitarra acustica ed elettrica, basso, Dr-550, seq-303, voce.

Link (testi delle canzoni compresi all'interno):


parte 1

parte 2






Nessun commento: